Dal 2009 il percorso di visita all’interno del complesso abbaziale di Novalesa si è arricchito di un proprio Museo Archeologico per accogliere e presentare al pubblico i materiali recuperati nel corso delle indagini archeologiche e dei lavori di ristrutturazione degli ambienti monastici, condotti dal 1978 al 2005. 

Gli spazi espositivi si articolano in tre locali coincidenti con il portico del cortile d’accesso agli ambienti monastici, la sala retrostante e il più ampio spazio del refettorio romanico. Nel primo ambiente sono esposti i materiali lapidei di maggiori dimensioni (rocchi di colonne di epoca romana, un miliario anepigrafe frammentario, capitelli e colonnine pertinenti all’arredo della chiesa abbaziale dall’epoca romanica a quella gotica), tutti reimpiegati nel corso dei secoli all’interno delle strutture murarie del cenobio. La sala successiva, dedicata alla storia del monachesimo e alla vita monastica, è caratterizzata da un’ampia teca centrale in cui è stata allestita una piccola raccolta di ceramiche (graffite, ingobbiate, invetriate, maioliche) e di calici in vetro di varie fogge, riscoperti durante gli scavi e opportunamente restaurati. Si tratta di una nutrita serie di oggetti d’uso comune e liturgico che ci restituiscono informazioni sul modus vivendi dei monaci tra il basso medioevo e il Settecento. 

Nell’ultimo e forse più suggestivo ambiente del percorso museale, l’allestimento dei reperti esposti si integra e per certi aspetti completa la comprensione degli spazi monastici, presentando materiali pertinenti alle strutture, oggetti mobili in uso in varie epoche e frammenti di affreschi rinvenuti durante gli scavi e riferibili alle diverse campagne decorative che hanno interessato l’abbazia dall’età carolingia sino al maturo Quattrocento, con lacerti delle figure dei santi benedettini ancora oggi visibili sulla parete nord del presbiterio, opera di Antoine de Lonhy. L’analisi chimica dei materiali ha evidenziato l’uso di tre tipi di rosso: ocra rossa, cinabro e minio. Per i verdi prevale l’uso di terre, per i gialli le ocre naturali; per i blu si segnala la presenza di oltremare naturale (lapislazzuli), oltre all’azzurrite. Sfumature e lumeggiature sono rese con il bianco (si tratta di carbonati, calciti, …) o il nero (nero di vite). Infine, alla varietà dei colori delle passate decorazioni si accompagna l’eterogeneità dei materiali lapidei esposti (frammenti di plutei, architravi, capitelli e cordini), provenienti dall’arredo liturgico di VIII e IX secolo, o addirittura risalenti al periodo romano e ai diversi usi che l’area di Novalesa ebbe prima dell’insediamento dei monaci benedettini (Uggé 2012 e 2021).  

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