CROCIFISSIONE DI SAN PIETRO


Pittore caravaggesco 

1601, post 

olio su tela 

Dimensioni: 233 x 182 cm

RestauriVenceslao Bigoni 1903-1904; 

UbicazioneChiesa parrocchiale di S. Stefano Martire di Novalesa.

ProvenienzaAbbazia dei Ss. Pietro e Andrea di Novalesa. 

L’opera è copia sostanzialmente coeva dell’originale che il cardinale Tiberio Cerasi, tesoriere di papa Clemente VIII commissionò al Caravaggio il 24 settembre 1600, insieme alla Conversione di san Paolo, per la sua cappella in Santa Maria del Popolo a Roma.

Il tema della crocifissione del primo apostolo è risolto dal Merisi con una composizione basata su poche linee diagonali di riferimento, utili a cogliere la quieta tensione muscolare di ciascuno dei tre manigoldi e lo sguardo assorto di Pietro, dal quale traspare la calma meditativa e stoica espressa dall’uomo negli ultimi istanti di vita. La luce netta, focalizzando il taglio compositivo ravvicinato, è opposta allo sfondo scuro. È una luce che enuclea i volumi possenti, accarezza i toni terrosi, fa splendere i bianchi dei panni creando forti ombre riportate sul terreno, dove figurano i simboli del martirio. Tutto è espresso con sintetica efficacia e la scelta di fissare sulla tela lo sforzo dei tre serventi mentre issano la croce (con il loro corollario di giubboni e braghe frusti, baveri sgualciti e piedi fangosi) ci spinge a essere testimoni del martirio nel suo divenire, senza filtri e mediazioni.    

Nel 1813, il dipinto fu ricompreso in una serie di cinque tele trasferite per volere di Napoleone dai depositi del Museo del Louvre alla chiesa dell’Ospizio del Moncensio. In seguito, con il ritorno dei monaci benedettini presso l’abbazia di Novalesa nel 1821, la tela, insieme a tutti gli altri arredi e suppellettili dell’Ospizio del Moncenisio, fu trasferita nella chiesa abbaziale dei Ss. Pietro e Andrea, dove rimase sino alla soppressione di quest’ultima nel 1855-1856, passando poi alla sua ubicazione attuale all’interno della vicina chiesa parrocchiale di S. Stefano.

Bibliografia: Di Macco 1988; Ruffino 2000, pp. 73-74; De Blasi 2005, p. 79; Nesta 2010 b, p. 70.  

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