ADORAZIONE DEI MAGI
Scuola di Pieter Paul Rubens
1600-1650 ca.
olio su tela
Dimensioni
Restauri: Venceslao Bigoni 1903-1904;
Ubicazione: Chiesa parrocchiale di S. Stefano Martire di Novalesa.
Provenienza: Abbazia dei Ss. Pietro e Andrea di Novalesa.
Bibliografia: Di Macco 1988, p. 445; Ruffino 2000, pp. 76-79; De Blasi 2005, p. 79.
Compresa nel gruppo dei dipinti fatti trasferire da Napoleone presso la chiesa dell’Ospizio del Moncenisio nel 1813 e poi portati all’interno della chiesa abbaziale di Novalesa, entro il 1821, e la vicina parrocchiale, dal 1855-1856, l’Adorazione dei Magi, tradizionalmente attribuita alla scuola del Rubens, giunse in realtà nella capitale francese da una delle dimore di Monaco, Mannheim o Düsseldorf dell’Elettore Palatino. Fu spedita nell’agosto 1800 dal cittadino Neveu, Commissario del Governo francese in Germania per le scienze e le arti, impegnato a scoprire i capolavori dell’arte tedesca per l’erigendo Musée Napoleon (Ruffino 2000, pp. 76-78). Michela Di Macco ha riconosciuto il dipinto come replica di quello conservato nel Museo di Belle Arti di Anversa, con attribuzione a Deodato Delmonte, allievo italiano del Rubens (Di Macco 1988, p. 445).
Qui il corteo dei re affolla la scena con un folto seguito di servitori, armigeri e dromedari, che dallo sfondo procedono sino al primissimo piano, dove la Vergine con il Bambino e San Giuseppe alle loro spalle li accolgono con deferenza. Il più anziano dei tre, Melchiorre, re dei Persiani, è ritratto dinanzi a Gesù nell’atto di porgergli un cofanetto contenente dell’oro (simbolo di regalità). Dietro di lui, il più giovane Gaspare, re d’Arabia, reca con sé – in un sontuoso contenitore a coppa – della mirra, erba medicinale usata nelle pratiche d’imbalsamazione (simbolo di incarnazione in un vero uomo, destinato a morire ed essere sepolto). Da ultimo, Baldassarre, re dell’India, tiene in mano una navicella ricavata da una conchiglia di nautilus, con la quale si appresta ad offrire dell’incenso (simbolo di mistero sacerdotale). Come spesso accade nella pittura di matrice fiamminga, il tema iconografico prescelto è risolto con una grande attenzione per la descrizione materica dei numerosi particolari che definiscono l’abbigliamento dei personaggi, con il loro corredo di stoffe ricercate, pellicce sontuose, armi cesellate ed armature rilucenti. Come sottolineato da Paola Ruffino, l’imitazione interpretativa, non semplice copia, dei modi di Rubens nelle numerose pale d’identico soggetto è evidente; in particolare il gruppo della Sacra Famiglia con il re inginocchiato sembra trovare un sicuro precedente nell’Adorazione dipinta dal maestro di Anversa tra il 1617 e il 1619 per la chiesa di San Giovanni di Monaco (Ruffino 2000, pp. 78-79).