Formella di ancona
Bottega inglese
seconda metà del XV sec.
alabastro scolpito, policromato e dorato
37 x 24 x 5,5 cm
Restauri:
Ubicazione: Susa, Museo Diocesano d’Arte Sacra, deposito dalla Parrocchia di San Giusto di Susa.
Provenienza: Abbazia dei Ss. Pietro e Andrea di Novalesa, cappella della Madonna.
Bibliografia: Biscarra 1875; Mallé 1965, p. 119; Gentile 1977, pp. 43-44 e 92 (scheda di G. Romano); Gentile 1979, pp. 92-93; Guerrini 1996; Romano 1996, pp. 207-209; Guerrini 2002, pp. 118-119; Guerrini 2003; Gentile 2004, pp. 82-83; Spigolon, Zonato 2004; Griseri 2005, p. 12; Maritano 2008.
Mostre: Susa 2008.
La formella, rivenuta nel 2003 presso la casa parrocchiale di San Giusto di Susa, è stata collegata per stile e iconografia a un gruppo di rilievi provenienti da una dispersa «ancona d’allabastro di diverse figure» documentata nel 1644 nella cappella della Madonna adiacente al coro della chiesa abbaziale di Novalesa. Si trattava di una cospicua struttura, probabilmente lignea, racchiudente vari rilievi d’alabastro policromi e dorati. L’insieme dovette essere rimosso e smontato durante la ristrutturazione settecentesca dell’edificio o le più tarde vicissitudini del monastero. Alla stessa serie di formelle appartengono due frammenti di un’Adorazione dei Magi (ora in collezione privata torinese) e altrettanti rilievi, già approdati a Susa nella collezione dell’on. Felice Chiapusso (1841-1908), dedicati rispettivamente all’Incoronazione della Vergine (dal 1951 presso il Museo Civico d’Arte Antica di Torino) e alla Crocifissione (oggi dispersa, ma nota in un disegno di Carlo Felice Biscarra e in una foto di Secondo Pia), la quale, stante le dimensioni, doveva figurare al centro dell’ancona (Gentile 1977; Id. 1979; Id. 2004). L’insieme doveva essere dedicato ai principali misteri della Vita di Maria, secondo una sequenza di circa 2 metri che da sinistra verso destra muoveva dall’Annunciazione per culminare con l’Incoronazione, passando per la partecipazione della Vergine alla Passione redentrice di Cristo. Alle scene scolpite facevano da corollario i Profeti dipinti sulla volta del sacello, le cui profezie inscritte su cartigli annunciavano il compimento delle scene scolpite sulla mensa liturgica.
Le evidenti coincidenze stilistiche con analoghi manufatti del secondo Quattrocento inglese (Cheetham 1984, p. 199), ampiamente documentati in tutta Europa, trovano concorde la critica nell’interpretare l’insieme proveniente da Novalesa come l’ennesimo esempio della produzione scultorea delle botteghe di Nottingham, specializzatesi nell’esportazione di retable in alabastro già assemblati e provvisti di cornice.
Unico esemplare attestato in antico in ambito savoiardo e subalpino, l’ancona della Novalesa giunse da oltre Manica forse per iniziativa di Giorgio Provana di Leinì, priore negli anni Settanta del Quattrocento (Gentile 2004, p. 83), la cui famiglia aveva rapporti commerciali con le Fiandre (dove non mancano esempi di simili manufatti), o forse per interessamento del suo pittore Antoine de Lonhy, a cui si attribuiscono i Profeti dipinti sulla volta della cappella (Guerrini 2003), oppure tramite l’amministratore Ubertino Borello, poco dopo la metà del Quattrocento (Romano 1996, pp. 207-209).